Mani sapienti intente a ricamare dettagli preziosi: questa immagine ha accompagnato la mia infanzia, come quella di tantissimi bambini qui in Sicilia.
Sotto la luce nitida del lucernaio della sua casa, mia nonna ricamava, con pazienza e precisione, i suoi preziosi merletti, ed io la guardavo, ammirata, dare vita ad una delicata bellezza di forme e colori.
Il ricamo, in Sicilia e non solo, è stato per le donne un hobby da coltivare, ma a volte anche un mezzo per sostenere il reddito familiare o per rendersi economicamente indipendenti. Ma soprattutto, è stato e lo è ancora, un mezzo per esprimere la propria creatività.
La lavorazione in pizzo chiacchierino è da sempre molto diffusa nell'intera isola. Si tratta di un merletto realizzato con una serie di anelli, nodi e archetti; caratteristici di questa tecnica sono i pippiolini, piccole sporgenze che formano elementi decorativi. Il chiacchierino era noto in Francia già nel 1750 col termine "frivolite`", e raggiunse una notevole diffusione perché questi pizzi cominciarono ad essere applicati su abiti, lenzuola e asciugamani dei corredi. In Inghilterra, dove fu conosciuto col termine "tatting" (parlare sottovoce e fittamente), raggiunse il periodo di massimo splendore nell'epoca vittoriana, quando la lavorazione fu esportata in tutto il mondo.
Oggi il pizzo chiacchierino è tornato ad avere una nuova vita grazie all'amore e alla pazienza di un buon numero di artigiane e artiste che realizzano con questa tecnica degli splendidi gioielli. Esse sono molto gelose delle tecniche con le quali induriscono i loro preziosi lavori. Spesso aggiungono perline, pietre dure e strass di vari colori che sposano ai filati in oro e argento con sorprendenti risultati che, in fatto di bellezza e originalità, non hanno nulla da invidiare ai gioielli in materiali più preziosi.
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